Lavoro duro e programmazione, giù le mani dai giovani

Nove under sui quindici giocatori utilizzati in totale, sono tra gli artefici della grande prestazione contro il Catania. Dalla crescita di Chiorra, all’inserimento in rosa di Mastromonaco, passando per la solidità difensiva di Granata: questo Taranto è sempre più green e vince anche per questo

Foto Taranto FC

Non chiamateli under. Ovviamente il termine è di uso comune e facilita la comprensione di quanto giovani siano i terribili ragazzi di Laterza che sempre in maggior numero, in un momento in cui gli infortuni stanno falcidiando l’organico, stanno contribuendo agli ottimi risultati dei rossoblu in campionato. Il vocabolo, però, soprattutto per qualche professore mancato della disciplina viene utilizzato in termine dispregiativo, per screditare i giocatori che, a proprio dire, non meriterebbero di giocare in prima squadra perchè troppo acerbi. Questi discorsi triti e ritriti soprattutto in sede di mercato estivo, stanno lasciando spazio per il secondo anno di fila alla programmazione ed al grande lavoro di scouting che il direttore Montervino ed i suoi assistenti fanno propri ed utilizzano come arma principale per costruire squadre efficaci, funzionali e capaci di zittire chi vive ancorato a pensieri retrogradi.

Nel calcio moderno, soprattutto ai massimi livelli, l’età è un fattore che non determina più assolutamente nulla. Esistono giocatori forti o meno, ci sono giocatori funzionali ad un tipo di gioco oppure no, anche perchè se un calciatore arriva a questa età in Serie C, nella terza serie nazionale, qualche merito l’avrà. L’under come lo intende qualcuno, è tale nelle categorie dilettantistiche dove per regolamento è obbligatorio schierare un numero minimo di giocatori che siano inferiori ad una certa età. Lasciate la calcolatrice o il pallottoliere per calcolare il famigerato minutaggio, per alcuni un complotto da smascherare ma che rappresenta un grande introito per la maggior parte delle società di Serie C da anni, ma noi non potevamo saperlo navigando nelle torbide acque della Serie D. Per una volta è inutile fare attività di sovrappensiero, volendosi ergere a salvatore della Patria e sindacando sul lavoro di gente capace, competente e del mestiere, che ci ha fatto tornare nel professionismo che a qualcuno sembra ancora un miracolo ma, non ci crederete mai, è solo frutto di un mercato furbo ed intelligente, di gente a cui non piace fare la “collezione delle figurine” acquistando nomi altisonanti, ma usa come unico canone: la meritocrazia, che spesso non va giù a chi non sa di cosa parla. La stessa meritocrazia che ci ha fatto vincere contro il Catania, squadra di tutto rispetto che ha tra le proprie fila il capocannoniere dei tre gironi di Serie C, con nove under di cui due alla prima esperienza in prima squadra e sette calciatori provenienti dalla Serie D tra under e over. Vallo a spiegare a chi pensa che il calcio sia quello di Fifa o Football Manager, dove ogni calciatore ha una valutazione numerica alla quale non si può scappare.

Ci si indigna quando si dice che a Taranto non è possibile programmare, non si possono fare progetti a lungo termine e spesso i calciatori non rendono come avrebbero potuto, ma non è così distante dalla realtà. Basti vedere il campionato che sta disputando un certo Simone Magnaghi, oggetto di scherno e derisione ma anche di fatti peggiori in riva allo Ionio, ed ora tra le prime posizioni della lista dei marcatori dei tre gironi di Serie C. Uno che ha colpito una traversa contro l’Inter in Coppa Italia, allo stadio San Siro, per intenderci. I calciatori, strano a dirsi, sono persone che hanno bisogno di un processo di apprendimento e di poter lavorare con serenità come qualsiasi altro individuo.

In principio ci fu Gianluca Mastromonaco, al quale bastò una partita storta condita da qualche cross sbagliato, per essere “odiato” da tanti, che hanno preferito coprirsi gli occhi davanti alle successive prestazioni eccellenti nel campionato di Serie D. Gli stessi, festanti, hanno accolto con gaudio il mancato utilizzo nelle prime giornate. Il resto è storia, parliamo di un ragazzo che sta continuando a migliorare e che si sta facendo conoscere da tante società di terza serie. La lezione, però, non è stata recepita. Lo stesso Antonio Granata, prima è stato criticato perchè proveniente dalla Puteolana, ed ora è considerato forse il miglior difensore presente in rosa ed uno dei migliori prospetti del campionato.

Inutile fare i puri di cuore, chi scrive è il primo che si è scagliato contro le prestazioni iniziali di Niccolò Chiorra, che ci stava facendo rivivere gli incubi di portieri non all’altezza che ci hanno fatto letteralmente buttar via campionati interi. La mia quindi è quindi un’autoanalisi per ricordare a tutti, anche in futuro, che non bisogna giudicare sulla base di qualche prestazione negativa. Chi ha guardato la partita di domenica scorsa con obiettività, pensando solo al bene dei colori rossoblu, non può dire che il portiere ex Grosseto non sia stato uno dei migliori in campo. I due interventi su Russini rubano la scena, ma ciò che rasserena è il posizionamento, la personalità ed il miglioramento nelle uscite che sta avendo questo ragazzo, che è riuscito a scrollarsi di dosso le pesantissime critiche ed ora sta proteggendo a dovere la porta ionica. Chi parla di errore sul primo gol, chi ha preso sul personale la situazione e non riesce a fare retromarcia complimentandosi con il calciatore, capisce poco di calcio oppure segue le partite solo per criticare, anzichè per tifare la propria squadra. Purtroppo ce ne sono tanti, troppi.

Ora il mirino della critica sta ricadendo su Jonathan Italeng, un ragazzo forse esaltato troppo nei commenti del precampionato, che ha solo bisogno di portare a compimento un processo di maturazione fisiologico per chi arriva dalla Primavera, certo dell’Atalanta, ma sempre di giovanili si tratta. Se a ciò aggiungiamo che era reduce da un infortunio e che avrebbe potuto giocare solo mezz’ora, come confessato dal mister, capiamo come la sua prestazione non può essere giudicabile fino in fondo o addirittura scatenante di tutte le critiche lette nelle ultime ore sui social, che tra l’altro sono inutili in quanto si tratta dell’unica prima punta presente ad oggi nell’organico rossoblu. Bisogna aspettarlo, incitarlo e sostenerlo non per il suo bene, che magari ai più potrà non interessare, ma per il bene del Taranto, al quale continuano a fare il funerale da quest’estate, ma continua a vincere, convincere e zittire i meno esperti.

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