Procura: questa decisione discrimina l’intelligenza

Indagare i calciatori e multare la società per un coro goliardico rappresenta una decisione che va contro la sana rivalità ed il tifo campanilistico, ultimi baluardi di un calcio con appartenenza e privo di meccanismi economico-finanziari

Foto: Taranto Fc 1927

In un mondo in cui il politically correct ha superato ormai di troppo il limite del ridicolo, la definizione del coro “Chi non salta è un barese” come discriminatorio, è la ciliegina sulla torta, nonostante il suddetto motivetto canzonatorio abbia ben poco di politicamente scorretto.

Apostrofare goliardicamente le città vicine è un retaggio culturale presente in ogni angolo del mondo, divertente e sano, che precede di secoli l’avvento del gioco del calcio e, nonostante i maldestri tentativi di reprimerlo forzosamente, per fortuna rimarrà per i secoli a venire. Badasse bene la Procura, la Lega e la Federazione, su quali comportamenti in realtà siano lesivi dell’immagine, della correttezza e della giustizia nel gioco del calcio che amministrano con prepotenza.

La goliardia, lo sfottò e la sana rivalità non è di sicuro tra questi, anzi è il “sale ed il pepe” utile a condire uno sport che, l’abbiamo visto durante il lockdown, senza tifosi perde una buona percentuale di appeal. Al contrario, falsare le partite, giocare con i sentimenti di migliaia di tifosi e non punire tali atteggiamenti, anzi intrattenere piacevoli rapporti con le società interessate, può rappresentare l’ultima pugnalata verso un movimento sempre più svuotato di valori, di princìpi ma soprattutto di tifosi negli stadi, che ormai rappresentano una minaccia per qualcuno e lo si nota chiaramente.

Per fortuna siamo una piazza che ne ha viste di strumentalizzazioni, dall’interno ma soprattutto dall’esterno, e non si lascia scalfire da questi giochetti, ma si fortifica e si compatta. Squadra e tifoseria come fossero una cosa sola, continueranno a far capire alle alte sfere ed alle società che ricevono un occhio di riguardo, che continueremo a dar fastidio con i risultati sul campo, ma soprattutto rivendicando il diritto di insegnare e cantare insieme ai nostri figli, nipoti e pronipoti che “Chi non salta è un Barese” ora e sempre!

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