Taranto, che fine hai fatto?

È la domanda che ormai tutti si stanno ponendo da un po’ di tempo. Che fine ha fatto questo Taranto? E soprattutto, che ne sarà dei rossoblù in quest’ultima fase di stagione, al termine di essa e anche nella prossima?

Foto: Taranto Fc 1927

Un semplice “calo fisiologico”. Così era stato definito il momento del Taranto da parte degli addetti ai lavori in seguito ai due pareggi casalinghi contro Paganese e Campobasso. Ma considerato il presente della squadra rossoblù, viene spontaneo chiedersi: che fine ha fatto il Taranto?

Un inizio di campionato che nessuno si sarebbe mai aspettato; una media punti, al termine del 2021, abbondantemente da zona play-off ed in linea con le aspettative. Il Taranto di mister Laterza, però, dalla partita in trasferta contro la Turris a dicembre dello scorso anno, non riesce più a vincere e questo dato statistico ha portato la compagine ionica a ridosso della zona play-out, con soli 4 punti di distacco dal Messina, a 7 gare dal termine. Arrivati a ciò, è facile intuire che non si è trattato di un semplice calo fisiologico. Dietro questa situazione che il Taranto sta attraversando c’è ben altro, ma cosa? I tanti, troppi infortuni, così com’è eccessivo il numero dei rigori sbagliati, degli errori individuali e dei pochissimi tiri effettuati nello specchio delle porte avversarie in questo girone di ritorno sono la prova che questa squadra è totalmente in balia delle onde. Gioco non ce n’è, e probabilmente non ce n’è mai stato, ma la grinta e la voglia di andare a vincere le partite, nel girone d’andata, avevano portato la squadra di Laterza a poter competere per le zone medio-alte della classifica. Quelle costanti, però, ormai non fanno più parte dello spirito rossoblù e se non si ritrovano al più presto la discesa verso la retrocessione è inevitabile.

Probabilmente la decisione di andare avanti con lo staff tecnico attuale è la scelta migliore per non creare ulteriori malumori e cercare di recuperare quell’unità di gruppo e di intenti che sembrava esserci e che aveva fatto riavvicinare la piazza alla squadra in maniera viscerale, come solo il pubblico tarantino sa fare. La spinta dei tifosi: quella, non è mai mancata. Sia in casa che in trasferta i sostenitori rossoblù sono sempre stati presenti ed hanno incitato dall’inizio alla fine, qualunque sia stato il risultato finale. Ma è arrivato anche il momento delle critiche e delle contestazioni, sacrosante e dovute, perché la piazza ionica merita rispetto ed impegno, che da parte della squadra nell’ultimo periodo stanno venendo sempre meno.

L’imperativo, dunque, è quello di evitare la disfatta più grande della storia del calcio tarantino negli ultimi anni. Dopo annate infernali di Serie D ed una retrocessione già vissuta, tornare nel campionato dilettantistico potrebbe rappresentare il punto più basso raggiungibile. Questo, Taranto non lo merita e, si spera, nessuno vuole che accada. La società si è dimostrata vicina ai tifosi con una sola iniziativa di riduzione dei prezzi, ma ora si è tornati a badare solamente al portafoglio, senza cercare in alcun modo di tenere saldo il rapporto con la tifoseria e portare quanta più gente possibile allo stadio. Come ogni gestione societaria a Taranto, si parte dal pienone e si finisce con lo Iacovone deserto. Ma alla fin fine, è davvero questo il finale che si vuol vedere? Se qualcuno se ne fosse scordato, tra poco meno di un mese ci sarà la sfida che la città attende da più di 20 anni e sarebbe un vero peccato, quasi un fallimento, vedere lo stadio vuoto in un match così storicamente importante e sentito.

Arrivati a questo punto, probabilmente, sarebbe cosa buona e giusta salvarsi e, a conti fatti, uscire di scena da signori, lasciando il timone a qualcuno più facoltoso e più competente, che sappia gestire in maniera seria e professionale iniziative sociali e di marketing, la comunicazione, i social, la promozione del merchandising, la valorizzazione del settore giovanile e tutto ciò che possa rendere il progetto Taranto qualcosa di serio, concreto e duraturo. Perché, come si suol dire in questi casi, il tempo sta per terminare o, forse, è già finito.

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